Inception
Fermati, trottola, fermati!
analisi di Filippo "Jedifil" Rossi, scritta nell'aprile 2018
La trottola non si fermerà. Il film, in effetti, non può “non finire mai”, per farci vedere che la trottola gira su se stessa all’infinito. O no? O la trottola cade davvero, dopo l’infinitesimale cedimento prima dello stacco finale nel nero dello schermo? Preferiamo il lieto fine o il suo contrario? Il personaggio di Leonardo DiCaprio, Dom Cobb, è troppo coinvolgente e reale per farci preferire la soluzione più destabilizzante…
“Inception” di Christopher Nolan, 2010, è perfetto e problematico. Eccezionale? Pazzesco? Quel che è certo è che ci avvolge un’atmosfera da brividi.
Kubrickamente
Capolavoro totale a ogni livello cinematografico e linguistico. Christopher Nolan prende il massimo emotivo-cerebrale (“umano”) del cinema del secolo scorso, il kubrickismo; e, piazzandoci dentro romanticamente, ma precisamente, l’inconscio e l’assurdo tentativo di controllo, lo porta al XXI secolo - che Stanley Kubrick non è riuscito, purtroppo, a vedere. “Inception” è un’opera immensa, piena di simboli potentissimi ma chiarissimi.
Un film non sui sogni, ma sul subconscio. Quando Christopher Nolan farà un film davvero sui sogni, o peggio ancora sugli incubi, non so se avrò il coraggio di andarlo a vedere al cinema.
Mi volevo alzare in piedi e applaudire alla citazione finale di “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, 1968. O al combattimento in assenza di gravità nei corridoi onirici dell’hotel. O, tra le tantissime cose, alla figura straordinaria del “villain” vero e unico della storia, un villain “femminile”: il ricordo inconscio, da parte dell’eroe, della moglie morta!
L’opera sfonda porte delicate. Crea regole geniali. Apre un universo di storie possibili.
Ma si tratta veramente di “sogni”?
Un bel film sui sogni c’è già: “Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo” di Terry Gilliam, 2009. Un altro ancora può essere “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (“Se mi lasci ti cancello”) di Michel Gondry, 2004. Questo “Inception”, invece, è un filmone sul controllo assoluto da effettuare e mantenere sui sogni altrui, per renderli credibili e mettere, così, a proprio agio la vittima. Obiettivo: innestare o rubare pensieri, atto che devasta la psiche. Per questo DiCaprio/Cobb non è più bravo a fare il lavoro: dati i traumi personali e reali, è ferito da un subconscio incontrollato e incontrollabile, che non gli permette l’azione sul subconscio di altri. Nella “pseudo-realtà” organizzata del sonno indotto irrompono, prendono forma e agiscono, contro tutto e tutti, le sue incontrollate e incontrollabili immagini oniriche, rese concrete.
Einsteinianamente
Ma come è possibile concepire e pianificare una storia così?
A ideare e strutturare, e quindi usare narrativamente, l’idea che durante l’atto, misurato in minuti, di un sogno, in questa sotto-realtà onirica passano un certo numero di ore; nel sogno all’interno di un sogno, il primo livello onirico, ne passano un conseguente e relativo numero di giorni; nel secondo livello di sogno nel sogno nel sogno, il secondo livello onirico, un conseguente e relativo numero di mesi... e via così. Esponenzialmente. Un tempo all’interno del tempo: corsa verso una nuova Teoria della Relatività interna all’Uomo, non esterna.
A ideare e strutturare, e quindi usare narrativamente, l’idea che un sogno condiviso presupponga quattro diversi ruoli - e una dimensione ulteriore.
Ruolo 1: il Sognatore; crea e mantiene lo spazio onirico. Ruolo 2: l’Architetto; costruisce la logica struttura labirintica all’interno dello spazio onirico. Ruolo 3: il Soggetto; popola la struttura nello spazio onirico con le proiezioni istintive del suo subconscio. Ruolo 4: gli Altri Dormienti; possono manipolare la realtà nello spazio onirico, ma non la sua struttura fondamentale. Al di là dello spazio onirico (sogni) costruito e condiviso, esiste la dimensione-altra del Limbo: un sotto-spazio onirico senza un unico sognatore, la dimensione della mente più profonda in cui si può viaggiare. Il “subconscio grezzo, acerbo e infinito”; per dirla alla “Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi”, la Forza Cruda.
Cerebralmente
Sono un cerebrale e apprezzo un film costruito nei minimi dettagli, senza lasciare nulla al caso. Una serie di scatole cinesi che ti permettono da un lato di seguire la trama, ma dall’altro lato offrono l’opportunità di sviscerare per anni tutti i “segreti” nascosti. Ad esempio, il bicchiere che la ragazza Architetto rompe scendendo di nascosto nell’ultimo “piano” dei sogni di DiCaprio/Cobb: è lo stesso che deve essere rotto ogni volta che qualcuno entra nel sogno-inconscio, visto che Cobb lo torna a rompere nei suoi ricordi reali.
Il fatto che i sogni siano trattati in maniera così razionale è dovuto al tema del film: l’Inception, “l’iniezione” (o sottrazione) di un’idea nel (dal) subconscio della vittima. Per rubare idee o innestarne bisogna far credere al sognatore-vittima che questi stia vivendo la realtà, e dunque nulla deve discostarsi dal vero, o meglio: dal credibile. Così, l’entrata in campo di “Mr. Charles” è una scelta improvvisa perché gli eroi devono far fronte a un imprevisto, le sentinelle innestate nel subconscio della vittima Fisher. Tali sentinelle sono un sistema difensivo cerebral-professionale che mina il piano originario, rendendo non credibile il sogno per via delle sparatorie e dell’inseguimento… ossia i movimenti del furgone degli eroi in fuga. Altrimenti, il sogno indotto e condiviso non sarebbe stato così violento da turbare ciò che, per il subconscio della vittima, sarebbe il “verosimile”!
Trottolando
Il finale… è vero che la trottola fa un rumore strano verso la fine, ma troppi dettagli inducono a pensare che non si fermerà: non si vedono Cobb e il giapponese che si uccidono nel Limbo; il padre dell’ex-moglie è all’aeroporto negli Stati Uniti senza che nessuno potesse averlo avvertito dalla Francia, vestito nello stesso modo; non c’è una scena dell’arrivo alla casa (come spiega Cobb, nel sogno ti ritrovi in una scena senza ricordarti come ci sei arrivato), casa che riprende in tutto i sogni precedenti. Soprattutto, i due figli non sono invecchiati di un giorno. Eppure… è altrettanto vero che la chiusura del cerchio è nella speranza che DiCaprio/Cobb sconfigga i suoi spettri personali.
Stiamo parlando di Christopher Nolan… In effetti si tratta del miglior cineasta in circolazione anche perché, dopo film moralmente labirintici, non impone la propria morale ma lascia libero lo spettatore.
Nolanismo
Fino alla chiusura della trilogia del Dark Knight, 2012, Nolan è stato…
Memento (2000) - Impatto devastante. Film a incastro cerebrale nuovo nel suo genere, rivoluzionario ed emotivamente potente. Alla fine tremavo, non credevo ai miei occhi.
Insomnia (2002) - Impatto minore, buon poliziesco con ottimi attori e grande atmosfera. Alla fine mi sono detto un onesto “bel film”. Da recuperare.
Batman Begins (2005) – Impatto straniante. Un film che spacca nel tempo perché all’inizio rimane la strana mancanza di spettacolarità nell’impianto “Super”. Il film infatti cresce (rimbalzandosi poi con i sequel). Apparente non sfruttamento delle potenzialità che sfida; ma soddisfa l’apertura mentale dello spettatore.
The Prestige (2006) - Impatto forte, il gioco attoriale del Dinamico Duo Bale/Jackman è una discesa lenta agli inferi. Sono uscito dal cinema esaltato, anche per l’improvvisa invasione della “magia” nella “realtà”; e per il grado pericoloso di cattiveria.
Il Cavaliere Oscuro/The Dark Knight (2008) - Impatto forte, non l’ho amato ma la portata del film è davvero rivoluzionaria (ancora). Il Genere non sarà più lo stesso. Sono uscito dal cinema arrabbiato, urlando, anche per la forza di quello che avevo visto.
Inception (2010) - Impatto devastante. Film a incastro cerebrale che va oltre nello stesso Genere creato da “Memento”; anche questo rivoluzionario ed emotivamente potentissimo. Sono uscito dal cinema esaltatissimo: parlandone, capendo, soffrendo.
Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno/The Dark Knight Rises (2012) - Impatto devastante. Chiude un cerchio ciclopico tra “Batman Begins” e “Il Cavaliere Oscuro”: l’ambizione e la riuscita emozionale fanno tremare i polsi. Sono uscito dal cinema quasi in lacrime.