Batman Begins
Batman inizia...
analisi di Filippo "Jedifil" Rossi,
scritta nell'estate del 2005
“Batman Begins” di Christopher Nolan,
15 giugno 2005 (Trilogia Dark Knight #1)...
Intenso, potente, profondo, sottile. A volte convulso e poco spettacolare... volutamente.
Volete un film adulto con momenti commoventi su un’amatissima icona culturale? Volete un Grande Piano del Cattivo che per una volta sta in piedi e non è buttato lì? Volete una storia di Supereroi finalmente credibile, vissuta e interessante? Volete citazioni e riferimenti emozionanti al Mito in fumetto? Ecco “Batman Begins”. Attenzione: non è molto divertente e quando inizia l’azione si capisce poco. È “Batman Begins”...
L’EVOLUZIONE DEL SUPEREROE
Questo “Batman inizia” ha un andamento come il primo “Superman il film” di Richard Donner, 1978 (e ne cita anche qualche scena, vedi la primissima apparizione dell’eroe in costume): prima parte analitica e in crescendo, con i riflettori puntati sulla lenta e difficile presa di coscienza del protagonista; seconda parte d’azione, col protagonista che finalmente si rivela e mette in pratica ciò che ha imparato. Ma, prima differenza col seminale Superman I di Donner: in questo Batman I di Christopher Nolan, a una prima parte suggestiva, fa seguito una straordinaria seconda parte che però non è molto spettacolare e chiara nell’impatto formale dell’azione. Un difetto? Per fortuna non è fondamentale: il film ha il suo più vero senso nel ritratto simbolico e riuscito di un uomo e del suo ambiente sociale - anche se sotto certi aspetti dovrebbe allo stesso tempo renderne in modo eccitante le gesta eroiche...
Non è questo l’obiettivo del regista: quando si arriva all’eroe mascherato cambia il punto di vista, passando da quello del protagonista Bruce Wayne a quello dei criminali che vuole spaventare. Allora per Nolan non hanno più importanza le pose plastiche con super-marchio in vista, ma le ombre urbane dalle quali nasce la paura e il degrado; non hanno più importanza coreografie belliche lampanti come balletti, ma il contagio e il pericolo della vera violenza. Si perde un po’ di divertimento, peccato; ma si acquista l’agognata profondità.
Ecco la seconda differenza da quel classico Superman, forse la decisiva: quella era una solare e sognante super-fiaba ironica. Questo Batman è un complesso, impegnativo, doloroso apologo filosofico e morale. E su questo livello alto, “Batman Begins” si fa addirittura preferire.
IL CAVALIERE DELLA NOTTE
Colonna sonora bellissima, precisione nella costruzione drammatica, abilità nella gestione dei numerosissimi personaggi, gusto variegato e personale nel ritratto ambientale, attori in parte in un cast tra i migliori mai proposti al cinema... tutti (molti) pregi che contrastano forse l’unico difetto: il montaggio frenetico e a volte disturbante.
Alla seconda visione i pochi dubbi si vaporizzano come l’acqua di Gotham City alla luce della luna piena: la frenesia cinematografica è voluta da Nolan, non è il banale errore che temevo. Il film è densissimo ma lampante nel suo racconto. Il ritmo originale e coinvolgente, alternato tra lento e veloce, con momenti divertenti come lampi di luce nella notte fonda. Tanti memorabili personaggi che brillano illuminati da un protagonista da Oscar.
Batman è spaventoso, magnificamente spaventoso.
Christian Bale è un fragile e umanissimo Bruce Wayne che, nella seconda parte del film, diventa irriconoscibile nel Bat-costume e funziona spaventosamente bene. Il suo è il Batman a oggi definitivo, anche se non imponente e intimidatorio come nei fumetti. Il Bat-Bale è più puramente gotico e noir che burtonianamente “dark”; figlio sia del Batman della rinascita a fumetti anni Ottanta a firma Frank Miller, sia del Batman originario del 1939, quello pulp e violento dello scrittore Bill Finger (suo, più che del disegnatore Bob Kane, che in seguito l’ha “comicizzato”). Nolan quindi unisce l’archetipo Golden Age alla rilettura post-moderna di Miller e aggiunge di suo, innova e rinnova. Un Batman 2005 da incubo, terribile, diabolico, violentissimo; eppure etico. Travolgente come la sua Bat-mobile.
Christopher Nolan è davvero magistrale nel firmare un capolavoro così personale e preciso (splendidamente corale ma allo stesso tempo Batman-centrico) con un personaggio tanto conosciuto e sfruttato.
LA COSCIENZA DEL GIUSTIZIERE
La storia è lancinante, molto bella e problematica, sulla stessa differenza, minima e abissale, tra Giustizia e Vendetta. Tema molto attuale e assolutamente azzeccato, sia per l’importanza in sé, sia per i saldi legami col mito più vero di Batman.
Forse in modo un po’ troppo insistito, ma allo stesso tempo molto profondo e sincero, il film mette coraggiosamente in discussione la società occidentale (Gotham City, “la sua città più grande”: New York?) e la sua arrogante e ipocrita decadenza. Bruce Wayne allora è l’uomo comune che si inventa Bat-eroe per difendere la speranza della redenzione di un intero sistema civile moderno, contro chi lo vuole distruggere, purificare con la forza bruta, in nome di un nichilismo morale di sapore ancestrale. In quest’ottica Bruce/Batman è un eroe che sentiamo vicino, nella sua lotta continua per non cadere in tentazione: quell’umanissima tentazione che è combattere il Male con un male ancora più grande - la strada della Dannazione, da sempre e anche, soprattutto oggi.
Non è solo una questione arida di affrontare e sconfiggere la paura, per Bruce/Batman: è soprattutto trovare un senso per farlo. Lì, serve il vero coraggio... Nello scontro con il magnifico e ambiguo Henri Ducard/Ra’s al Ghul, il villain fascista di uno statuario Liam Neeson, è allora la sottovalutata donna-magistrato Rachel Dawes (il cognome è simile a dawn, “alba”) della tenera Katie Holmes a diventare la fondamentale coscienza dell’eroe - quando i simpatici Lucius Fox (di Morgan Freeman) e Alfred Pennyworth (di Michael Caine) ne sono rispettivamente il braccio e la mente; e James Gordon (di Gary Oldman) il cuore. Rachel è infatti la filantropia e la fiducia nel prossimo, non misantropia e disprezzo per le sue miserie. Compassione imparata con fatica, non vendetta facile e bestiale. Umiltà, non orgoglio. Speranza che nasce dall’abisso, non disperazione frutto dell’alterigia.
Il Bruce, anzi il Batman di un carismatico Christian Bale lo sa dentro di sé, ma come tutti, più di tutti, deve impararlo. E lo impara, con umanissima fatica. È una bella e difficile lezione, questa... dritta dal cuore nero eppur puro della più grande nazione occidentale, ma che oggi ha valore non solo per essa.
L’ESORDIO DELLA LEGGENDA
È inedita l’unione concettuale tra Batman e Ra’s al Ghul, tra supereroe e arcinemico. Il villain qui non è la nemesi che nasce dall’eroe (come nel Bat-Burton I, 1989) ma eroe che nasce dalla nemesi, perché eroe e nemesi perseguono gli stessi obiettivi ma con mezzi ben differenti. Analisi critica di Vendetta/Giustizia, ossia presa di coscienza e scelta etica del protagonista.
Mi vien da notare che Ducard/Ra’s al Ghul e Jonathan Crane/Spaventapasseri sono le versioni alternative oscure del Bat-supereroe: Ra’s ha gli stessi obiettivi (deviati e più estremi), lo Spaventapasseri gli stessi metodi (deviati e più estremi).
In effetti lo Spaventapasseri “nasce” da Ra’s come succede alla leggenda Batman: sono figli privilegiati di Gotham che Ra’s sceglie e usa per i suoi scopi - distruzione della città per Vendetta “misantropica” che sottenderebbe un’ambigua evoluzione “filantropica”. Bruce/Batman viene scelto e perso da Ra’s al Ghul come arma di distruzione di massa contro la città, ma non riesce a usarlo; allora il villain in seguito sceglie e prende, e stavolta riesce a usare, il più malleabile ma grezzo (e folle) Crane. Che difatti non fa parte della Setta delle Ombre, ancora.
Bruce/Batman, quindi, nella sua missione di salvezza della città affronta prima la sua stessa versione alternativa e oscura (Crane/Spaventapasseri); poi affronta il suo padre alternativo e oscuro (Ducard/Ra’s). Visto il tutto dal punto di vita di Bruce Wayne, ciò ingrandisce a dismisura il suo Bat-personaggio e crea legami geniali, originali e inediti (nel fumetto non era tutto così definito e ben costruito) tra i personaggi. Batman vince contro queste versioni oscure di se stesso e del padre non solo grazie all’appoggio continuo del suo “vero padre sostitutivo” (Alfred), ma anche e soprattutto grazie agli insegnamenti morali di Rachel e del suo padre reale, medico filantropo e non misantropo - figura bellissima: adoro le scene dello stetoscopio in flashback, simboliche e commoventi. E, inoltre, grazie alla prova concreta che la purezza e l’onestà esistono ancora a Gotham, pur nascoste: Gordon, ossia la luce della speranza nel buio della città.
Il duo Batman/Gordon a fine film è puro godimento cinematografico. Gary Oldman ha fatto il più bel Dracula del cinema: mica male come legame meta-cinematografico con quest’altro pipistrello della notte... Del resto, anche Liam Neeson ha fatto in Star Wars il mentore e maestro Jedi per eccellenza: Ducard/Ra’s è un Qui-Gon Jinn oscuro. E già mi immagino un Bats versus Joker e un Bats versus Superman con questo denso stile narrativo e con questa profonda ambizione testuale, magari evoluti e un po’ più controllati...
Gordon: “Non ti ancora detto grazie...”
Batman: “Non dovrai farlo MAI!”