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I Moschettieri di Dumas

Disegno di Filippo Rossi Jedifil: i tre Moschettieri di Alexandre Dumas

Innamorato di Charles, di de La Fère e di Bragelonne

analisi di Filippo "Jedifil" Rossi, scritta nel febbraio 2018

Ho finito, dopo decenni, la complessa rilettura del terzo e ultimo romanzone moschettiere di Alexandre Dumas padre: “Il Visconte di Bragelonne”. Il terzo della Trilogia dei Tre Moschettieri, con il guascone (Charles) d’Artagnan 55enne ma sempre con lo spirito dei vent’anni, alle prese con uno straordinario, giovane Luigi XIV, il futuro o imminente Re Sole. Beh... una roba infinita ed esaltante. Con i primi due libri, si tratta di miliardi di pagine epiche di fanta-storia che i pallosissimi Buddenbrook di Thomas Mann si vanno a nascondere. Con un po’ di vergogna. E i criticazzi continuano a considerare Dumas padre e i suoi Moschettieri robetta per ragazzotti adolescenti... Bah!

Narrata da Dumas con la preziosa collaborazione di Auguste Maquet, la trilogia dei Moschettieri è estremamente complessa e affascinante. Come, del resto, i suoi protagonisti. All’inizio del primo romanzo l’autore afferma di aver ritrovato le “Memorie del Conte de La Fère” e di averne appreso l’intera storia. In realtà Dumas padre ricava il soggetto del suo capolavoro dalle autentiche “Memorie di d’Artagnan”, scritte dal biografo Gatien de Courtilz de Sandras.

 

I nostri vent’anni

 

Francia, 1625.

Il primo romanzo, “I tre Moschettieri”, viene pubblicato nel 1844. Il successo è subito pazzesco. È tutto dedicato in primo luogo all’esaltazione della giovinezza, raffigurata dal ventenne cadetto di Guascogna d’Artagnan - pieno dei difetti dei giovani ma anche vitale e allegro. Poi, al passaggio doloroso all’età adulta; e qui tocca al tragico Moschettiere “anziano”, il trentenne Athos. La sinistra e seducente Milady de Winter (conosciuta come Charlotte Backson, la Contessa de La Fère o Anne de Breuil) è l’anello che unisce le due età, i due mondi e i due personaggi principali. Fanno da contorno Porthos: la forza, la vita, la lealtà, la solidità, la simpatia; e Aramis: la sottigliezza, l’eleganza, il raziocinio, l’intelligenza, la freddezza. L’amicizia è tra quattro personaggi che più diversi non si può, e proprio per questo è un’immagine granitica. A loro si intrecciano le vicende, inventate, legate allo storico scontro tra il ciclopico Antagonista, il quasi “imperiale” Cardinale Armand-Jean du Plessis de Richelieu, padrone di Francia e d'Europa, e l’inglese cappa e spada George Villiers, il potente primo Duca di Buckingham. Insomma, Francia contro Inghilterra, passando per diamanti pegno d’amore e bevute pegno di lealtà; dall’assedio eroico a La Rochelle alla fuga oscura dalle Isole. I due villain d’azione sono il Conte di Rochefort, braccio evanescente della mente nera della politica di Richelieu; e proprio Milady, l’anima nera di un sistema aristocratico storicamente malato. Si annunciano già fosche rivoluzioni.

 

I nostri quarant’anni

 

Francia, 1645.

“Vent’anni dopo” (pubblicato nel 1845) è forse il più potente e bello dei romanzi: i protagonisti sono cresciuti... Sempre sballottati tra la Francia, stavolta dominata dal sottile Cardinale Giulio Mazzarino e sconvolta dalla Fronda dei nobili; e l’Inghilterra devastata dalla terribile rivoluzione di Oliver Cromwell. Dumas crea la poesia della nostalgia e del rimpianto, che in questo romanzo è a tratti insostenibile! Il protagonista è sempre d’Artagnan, che tenta disperatamente di unire l’idealismo giovanile e scanzonato del primo romanzo al pragmatismo, all’individualismo, al cinismo e all’ambizione proprie dell’età adulta – e dell’epoca storica. Per questo d’Artagnan diviene simbolo dell’Uomo Moderno, profeta in anticipo sui tempi. Ma alla fine emerge, enorme, la figura, indimenticabile, pazzesca di Athos, alias il Conte Olivier de Bragelonne de La Fère. Figura d’altri tempi, ricordo vivente dei giganti del passato. Il “Padre” per antonomasia di tutti noi, quasi divinizzato nella sua perfezione caratteriale, pagata a caro prezzo, però: è infatti dovuta agli enormi dolori ed errori vissuti in passato e al loro difficoltoso superamento. Aramis, l’abate d’Herblay (vagamente basato sulla figura storica del moschettiere Henri d’Aramitz) è sempre più “Mente al Lavoro”: intrigante, enigmatico, segue il nobile Athos ma inizia la sua personale, ambiziosissima scalata al potere. Porthos du Vallon è sempre più “Forza della Natura” personificata; segue il semplice d’Artagnan e Anna d’Austria lo nomina, alla fine del romanzo, Barone du Vallon (castello al quale ha dato il nome) de Bracieux de Pierrefonds (entrambe tenute da lui comprate). Appare Raoul, il figlio segreto di Athos, il Visconte di Bragelonne, sintesi impossibile di d’Artagnan e Athos, di futuro e passato; è il presente sfuggente e destinato a resistere solo un attimo. Colui che in un primo momento riscatterà gli errori del padre e lo inorgoglirà...

 

I nostri cinquant’anni

 

Francia, 1661.

“Il Visconte di Bragelonne - O dieci anni più tardi” (del 1850) è il super-romanzo finale. Una decade dopo, Raoul ne è il “falso” protagonista. Sono, al solito, il diretto e pragmatico d’Artagnan e il nobile e idealista Athos a portare avanti l’azione, ritrovandosi stavolta dalla stessa parte! D’altro canto l’ingenuo Porthos si ritrova a seguire il furbo e freddo Aramis nei suoi enigmatici giochi di potere. I quattro amici continuano a dividersi e a riunirsi, e a modificare nel loro piccolo i destini immani del continente-guida della civiltà umana. Il romanzo è interminabile nella descrizione degli intrighi della Corte del Re Sole... L’episodio della Maschera di Ferro è l’estremo gesto dell’ambizioso Aramis di arginare il fiume inarrestabile della Storia, che viene contrastato dall’umile d’Artagnan. Alla fine Raoul, segno del riscatto di Athos, tentativo irreale di unire i due protagonisti opposti, muore d’amore poiché l’amata Louise de La Vallière diviene la prima, storica favorita del Re Sole; e il cuore pure immenso di Athos non regge. Il gigante, che prende il nome dallo storico Moschettiere Armand de Sillègue d’Athos d’Autevielle (1615-1644), ha incredibilmente ricevuto, nel corso dei tre libri, gli ordini cavallereschi della Giarrettiera (conferitogli da Carlo I Stuart, Inghilterra), dello Spirito Santo (da Anna d’Austria, Francia) e, infine, del Toson d’Oro (conferitogli da Carlo II Stuart, nonostante, lo specifica lo stesso Dumas, l’ordine sia spagnolo): cosa mai successa nella fiction come nella realtà storica. La fine di Athos è senza dubbio la pagina di Dumas più bella. Il buon Porthos, come un eroe della Grecia Antica, resta schiacciato sotto la grotta di Locmaria per permettere la salvezza dell’amico Aramis. Questi, il potentissimo Superiore Generale dei Gesuiti René d’Herblay Aramis de Vannes, si ritira in Spagna come politico influente: l’autore lo lascia in vita, unico tra i quattro amici… Poiché la trilogia si chiude con la triste morte in battaglia di d’Artagnan, ucciso in Olanda non appena ricevuta l’agognata promozione a Maresciallo di Francia.

 

Quattro contro tutti

 

Si conclude nel rimpianto più triste e sconsolato la vicenda dei Moschettieri... altro che cabaret! I quattro amici sono stati “dannati” dall’inizio, dopo la loro arbitraria (anche se comprensibile) condanna a morte per vendetta della bella e spietata Milady, alla fine del primo romanzo. Questa condanna è la metafora degli uomini mortali che, pur se eccezionali, non possono sostituirsi alla Giustizia Divina e al metafisico sovrannaturale, al Destino Immortale, agli Dei e a Dio; ed è il punto focale della saga. Al centro di tutto, lui… Charles de Batz de Castelmore d’Artagnan, personaggio storico realmente vissuto, figlio di Guascogna e capitano dei Moschettieri del re del XVII secolo, che Dumas riscrive e rende immortale ed eterno.

Nel mondo reale, contemporaneo, assistiamo all’ennesimo stupro cinematografico. Perché non esiste film fedele, tra i cento fatti in loro onore. Anche il bellissimo doppio film anni ’70 di Richard Lester o il vecchio, entusiasmante cappa e spada con Gene Kelly sono stati stupri del più bel ciclo letterario della storia dell’uomo.

Mi sa che il vero film sui Moschettieri dobbiamo farlo noi, qui, ora!

Nella foto la statua di d'Artagnan e dei tre Moschettieri realizzata da Zurab Tsereteli.

Si tova a Condom, nel Gers della Guascogna; è stata inaugurata il 4 settembre 2010.

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